EROINOMANI D’AFFETTO
Chissà cosa avrà provato Nicola nel vedere l’impianto di atletica leggera del capoluogo, che oggi porta il suo nome, gremito di atleti di ogni età, ma specialmente di bambini. Quei bambini che per oltre quarant’anni gli hanno fatto cupoletta, come pulcini alla chioccia, quando, giocando all’atletica, ascoltavano rapiti la favola dei campioni e delle mille e mille competizioni che, menestrello molisano dello sport, raccontava loro.
Avrà rivisto gli stessi colori, udito le stesse voci, avvertito le stesse emozioni. Avrà occhieggiato, come un incallito guardone, al gesto tecnico di chi ha ricamato prestazioni di rilievo o di chi ha saputo offrire, pur se nelle retrovie, tutto il proprio entusiasmo. Avrà goduto e fatte proprie le ansie, le apprensioni, le gioie e le delusioni di ognuno. Avrà partecipato, come un atleta di prove multiple, a tutte le competizioni.
E chissà cosa avrà pensato dei tanti genitori presenti sulla tribuna e a stento trattenuti dal parapetto. Avrà certamente indugiato a seguire la traiettoria dei loro sguardi e a tradurre le loro vibrazioni. Avrà certamente percepito la loro voglia di scavalcare la ringhiera per afferrare, spingere o trascinare il loro campione al di là di tutti, oltre il traguardo. E poi coprirlo di abbracci, di coccole, di amore.
Fin qui niente di strano, anzi assolutamente normale, ma dove erano i genitori di una, due generazioni fa? Possibile che dispensassero meno affetto? Ma, vuoi vedere che, forse, al contrario, erano addirittura più attenti al rispetto della sfera autonoma di crescita dei loro piccoli? Come mai, ora, così perspicaci, premurosi e, spesso, invadenti fino alla fase preadolescenziale, risultano assolutamente latitanti in quelle successive? Vuoi vedere che questo dispensare amore obbligato distorce il concetto stesso dell’amore?
I ragazzi di oggi non sanno amare, ma pretendono di essere amati. Il bisogno di essere amati crea loro dipendenza d’affetto, diventano, come dice Mauro Corona, scrittore contemporaneo, “eroinomani d’affetto”, bisognosi di possedere amore a tutti i costi, senza soprattutto offrirne.
E allora, che si accompagnino pure i figli, ma non ci si limiti al fatto occasionale. Si faccia in modo che si abituino tanto alle vittorie quanto alle sconfitte, tanto alle gioie quanto alle delusioni, ma soprattutto alla gratitudine, al rispetto, all’ amore.
Il traguardo di una gara è solo una tappa. Si faccia in modo che siano in grado, ogni giorno e sempre, di tagliarne di nuovi.
20/04/2015