… GRAZIE
“…Grazie. Grazie …per quello …che avete fatto e … state facendo. …Grazie per avermi permesso …di dedicarmi alla famiglia, al lavoro, …a un volontariato di più ampio …respiro, senza …confini. Da domani, … però, azzeriamo tutto e …ripartiamo …d’accapo. Sento di dover raccontare …la mia vita …per dare corpo a nuovi …progetti. Riuniamo subito i ragazzi e …via, tutti insieme …verso nuovi …e più ambiziosi …orizzonti”.
Queste parole, pronunciate con tanta fatica e difficoltà, sono state le ultime che Leo ci ha affidato. Niente, neanche il male che con tanta violenza lo ha aggredito, è riuscito a porre un freno alla sua smania di proporre, di fare, di donare.
Di lì a poche ore, nel silenzio più assoluto, ha messo le ali e, superata la soglia della sua stanzetta d’ospedale, ha cambiato dimora e si è indirizzato verso il cielo.
Come avremmo voluto assistere al suo incontro con Nicola, Luigi, Renato, Aniello, Angelo, Mario! Chissà come è stato. Cosa hanno fatto, cosa si sono detti! Cosa si sono raccontati. Immaginiamo la sua curiosità, il suo imbarazzo, la sua ritrosia. Ma gli altri lo aspettavano e, come una volta, si sono stretti attorno a un buon bicchiere di vino.
E intanto, cosa gli frullava per la mente? Dove voleva andare a parare quando diceva di azzerare tutto, riunire i ragazzi e ripartire. Anche se le parole stentavano a venir fuori, la sua mente viaggiava troppo veloce per stargli dietro.
Ora ci sentiamo orfani per l’ennesima volta. Abbiamo perso ancora un’altra fetta del nostro cuore e ci affidiamo alla memoria. Il poeta e drammaturgo russo, Iosif Aleksandrovič Brodskij, premio Nobel della letteratura, asseriva che se qualcosa può sostituire l’amore, questa è la memoria. Essa è il tarlo del tempo, il grimaldello dei sogni, l’apripista delle leggende. E consente di ravvivare ciò che è stato, di scatenare le stesse emozioni, le stesse gioie, i medesimi turbamenti.
Grazie, Leo. Mille volte grazie a te. Grazie, grazie e ancora grazie per averci sopportato e supportato, accompagnato, indirizzato. Grazie per l’amore che ci hai offerto. Grazie per averci regalato la più bella favola mai raccontata in Molise. Grazie…. Grazie.
La Virtus continuerà a sfregare sulla lampada della memoria per infrangere l’inesorabile legge del tempo e dare vita al tuo sogno. E, come ripetevi con forza, essere una prua che taglia il mare dell’iniquità e dell’ipocrisia e cavalcare l’onda del sentimento di giustizia. Senza compromessi, né scorciatoie.
Tu, Leo, suo ideatore e fondatore, l’hai consegnata a questa piccola e bella regione e ai suoi figli perché coltivino dentro di loro un pizzico di follia, la facciano propria e l’aiutino a crescere.
E così sarà!
Roberto Palladino
08/03/2016