La nebbia é poco natalizia.
Forse perché non fa giocare i bambini e perché non fa emozionare gli adulti. La neve, per esempio, arriva dal cielo leggera e cambia il mondo attorno; ad ogni fiocco.
La nebbia no: si impone tutta assieme, cancella riferimenti e distanze, toglie contesto e paesaggio. E se la macchina fotografica é desiderosa di scattare…niente. C’è poco da fare!
Il freddo banco di vapore impone un modo alternativo di vedere e di conoscere le cose: a poco a poco. Si perde la visione di insieme ma si focalizza il dettaglio. In una passeggiata di gruppo, si perde la linea intera della carovana ma se ne sentono le voci, la ricchezza delle risate. Quindi non ci si smarrisce e si impara a cercare e a rifarsi ad altri punti di riferimento.
Nella nebbia si può scivolare, si possono fare passi falsi. Ci si può trovare sul culmine di una roccia e percepire la vertigine sentendo il vuoto nello stomaco senza bisogno di dimensionare il dirupo con la vista. Il corpo partecipa di più se gli occhi non sono abbastanza.
Nella nebbia c’è luce: un bagliore senza definizione, una speranza dentro lo smarrimento.
Camminare a più passi – a più piedi – affrontando la nebbia é una scuola di fiducia, esercizio per il fiuto di sentire l’odore del gruppo. Può indurre al gesto, così umano, di cercare e afferrare una mano.
É completare un percorso, senza mollare, anche quando il tracciato non é chiaro. Camminare nella nebbia é accettare un momento senza contorni e senza colori consapevoli della presenza della luce.
Stare nella nebbia aiuta a riportare nitidezza su se stessi e connessione con chi sta un passo più avanti, facendo da riferimento per chi sta un passo più indietro.
Allora si che nella nebbia si possono emozionare gli adulti! E possono giocare, a cosa nuove, i bambini…ma solo se ci mettono fantasia. La nebbia, quasi quasi, é così “umana” e così fraterna…che, a ben vedere, é più natalizia della neve!
A suo modo, la nebbia é una scuola di vita, un allenamento che rende sportivi.
Grazie a tutta la famiglia della Virtus per una domenica armoniosa che, nonostante la nebbia, ricorderemo nitidamente.
Stefano di Maria (Il narratografo)