E’ incredibile!
Torno con la memoria a più di 50 anni fa, agli albori della Virtus. Ero appena sedicenne, e non entravo ancora in Società; sognavo però, come tutti i ragazzi di Campobasso, di poter accedere un giorno in questa elite di valori, di passioni, di sogni, di bello, di futuro.
Oggi mi ritrovo Presidente. La Virtus mi ha voluto come Presidente.
Ne sento il peso, la responsabilità; ho sperato fino all’ultimo di poter evitare questo incarico. Mi rendo conto soltanto ora che era solo egoismo. Ero virtussino fino all’ultima delle mie cellule, ma ne godevo dell’appartenenza senza rischiare, senza svolgere neanche un pezzettino dell’enorme lavoro e responsabilità di volontariato che decine di giovani e meno giovani si sono assunti in questi anni, stando a fianco dei ragazzi sui campi di gioco 365 giorni all’ anno, lavorando per la “Su e Giù”, o per l’organizzazione dei campeggi o di altre attività.
Ho provato a resistere, fin quando Francesco ha toccato le corde più sensibili: “Sappiamo che ti sei comportato sempre da Virtussino anche sul lavoro” mi ha detto.
Che bello, più di ogni altro riconoscimento che la fortuna mi ha riservato nel corso della mia carriera professionale!
Nell’assumere l’incarico che la Virtus mi ha richiesto, rivolgo un Grazie grandissimo a Carmine Dato, eterno, inossidabile Presidente.
Sulla mia prima tessera della Virtus, datata 1964, c’è scritto:
“L’ atleta della Virtus:
Convinto che lo sport comporta sacrificio è puntuale alle riunioni ed all’ allenamento
Egli tende soprattutto a mantenere l’ Unione del suo gruppo e a ristabilirla qualora venisse infranta.
La sconfitta, lungi dall’ avvilirlo, gli è da sprone per una migliore prestazione.”
A tutta la gente della Virtus trasmetto questo messaggio. A tutta la gente che attraverso la rete dimostra il proprio affetto, dico: noi siamo questi, siamo così da 57 anni.
Mi sono sentito testimone del Gruppo nel mio peregrinare lavorativo: a Torino, Milano, Foggia, Perugia, Salerno, sanno della Virtus, sanno di Nicola, hanno letto con me i suoi articoli, quando, anche in anteprima, mi faceva l’onore di anticiparmeli.
Amo il lavoro, ed è per questo amo le campestri, perché espressione dello “sfacchinare”, come più propriamente soleva esprimersi Nicola. Amo tutti quelli che mettono il lavoro prima del talento per raggiungere il risultato.
Nicola ha scritto di tanti atleti accostandoli agli animali più belli: il colibrì, la pantera, la cavallina, la rondine, il fenicottero. Non però per il più grande di tutti, Pietro Mennea: lo scorfano sublime, che però con il lavoro in pista, il sacrificio, ha infranto le regole della storia della velocità mondiale; è a lui che Nicola ha dedicato il suo scritto più bello.
Alè quindi ragazzi, a lavorare, da oggi siete uno in più! Facciamo insieme un progetto, ingaggiamo una sfida. Prima che tornino le rondini ed entri la Primavera, ognuno di voi porti un amico al campo; ogni famiglia ci presenti un’altra famiglia; ogni amatore si impegni a portare un altro atleta.
Alè a tutti i ragazzi che hanno condiviso con noi anni di pista, di trasferte, di montagna, di “Su e Giù”; vi aspettiamo anche solo per un saluto, anche solo per un “è stato bello”, anche solo per un “Vi serve qualcosa, una mano?”.
Alè, alè, ragazzi, con più entusiasmo che mai.
Poi, quando la vita ci detterà altre priorità e ci porterà lontani dal Gruppo, andremo in giro orgogliosi dicendo: io sono stato e sono un Virtussino.
Io da oggi lo farò ancora con più orgoglio.
Nicola Baranello
19/01/2016