IL DIARIO DELLA CORSA
57° trofeo “Luigi Di Nunzio”
di Stefano Di Maria
I diari della corsa, spesso, si scrivono sul fango. Sono quelli che raccontano più fedelmente una giornata come la vostra, perché conservano ogni passo, ogni scivolata, ogni arrivo. Ci sono le impronte leggere dei bambini, le falcate veloci di chi spinge di più, e i passi più pesanti di chi ha già accumulato tante corse nelle gambe. Tutte insieme formano una foto di gruppo, quella di chi ama correre, di chi ama la libertà.
Arrivare a una medaglia vuol dire portare con sé un peso proporzionato a ciò che si è guadagnato. Chi è stato più veloce, più resistente, più caparbio, ha meritato un premio. Ma chi oggi non ha una medaglia al collo non deve sentirsi meno: anzi, è più leggero e può spingere ancora più forte, verso nuovi traguardi fatti di gioia, divertimento e passione.
Pensateci: a cosa servirebbero i prati, se non a correre? Perché mai i rami lasciano spazi liberi per passarci sotto? A cosa servirebbero le chiome degli alberi, se non a darci ossigeno? La natura è il vero tempio della corsa. E correre è molto più di un’attività fisica: è un gesto che ci lega all’ambiente, che ci insegna rispetto e connessione con il mondo intorno a noi.
Se portassimo tutti i bambini – e dico tutti – a correre e a sporcarsi di terra, cresceremmo una generazione capace di amare e proteggere la natura senza bisogno di grandi discorsi o strategie complicate. Correre nei boschi, sentire il respiro della terra sotto i piedi, è il modo più diretto per imparare a rispettarla.
Quindi non smettete mai di correre, di sporcarvi, di mettervi in gioco. La corsa non è solo una gara: è un modo per essere liberi, per sentirsi vivi e per fare parte di qualcosa di più grande. E ricordate: chi governa il mondo, spesso lascia semplicemente correre. Voi, invece, potete scegliere di farlo con il cuore.
Complimenti per la vostra giornata di gare: ogni passo che avete fatto ieri è una traccia che porterete dentro. E anche il fango, in fondo, è un premio.