LA SU E GIÙ É DI TUTTI
Per la quarantatreesima volta ci siamo trovati attorno a un tavolo, il giorno dopo, a tirare le somme di una domenica speciale, quella della Su e Giù.
Anche se non c’ero, so che abbiamo mangiato assieme, finalmente sereni, stanchi, sollevati.
Ogni Su e Giù lascia un sapore diverso: gioia, speranza, preoccupazione, delusione ed entusiasmo si mescolano ogni anno in proporzioni diverse, decretando infine la ricetta definitiva da archiviare nell ’emozioteca di ognuno.
Cresce la Su e Giù, e come genitori apprensivi la osserviamo mentre si tuffa nel mondo. A volte tentiamo di proteggerla, di tenerla stretta tra le nostre braccia per paura che possa scappare; altre, la lasciamo andare, consapevoli che debba maturare nel mondo che di continuo cambia, che non lascia spazio a chi rimane indietro.
Mi tornano alla mente le parole del poeta libanese Gibran: “I vostri figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono. (…)
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.”
Ed anche la Su e Giù come una figlia matura, e più passa il tempo più si allontana da noi della Virtus, per mescolarsi alla gente: gioca con gli anziani tra i vicoli, rincorre i ragazzini sulla pista del campo scuola, sprinta lungo il Corso col più bravo tra i Seimila; si pavoneggia sul web, chatta con tutti e non si nega a nessuno, condivide. Arriverà forse anche il giorno in cui non avrà più bisogno della madre, ma sarà la Virtus a non poter più fare a meno di lei!
In attesa di allora, per la quarantatreesima volta ci siamo trovati attorno a un tavolo, il giorno dopo, a tirare le somme di una domenica speciale, sapendo però in fondo al cuore che non è più nostra, la Su e Giù, ma di tutti.
Francesco Palladino
15/11/2016