Caro Roberto,

questa mail arriverà in silenzio e la leggerai, con calma, quando sarà giorno. Io te la mando così perché l’ho appena scritta e sta nella sua forma grezza. Non vorrei che poi, alla luce del sole, vado a modificarla e perde l’autenticità della scrittura di getto.

LE REGOLE PER IL GIOCO

di Stefano Di Maria

Il gioco non è uno scherzo.

Non è uno scherzo perché si dà libero spazio alla parte vera di sé stessi, quella che nel mondo adulto si tende a nascondere, a custodire, a soffocare. A dimenticare.

Giocare è un atto di purezza che smaterializza l’atteggiamento umano e lo lega a un palloncino: quindi si vola ma si va pure in balia del venticello o della corrente più forte! Attenzione che il gioco è delicato: chi vorrebbe smarrirsi o, addirittura, cadere durante il volo?

Può giocare chi è giocondo…o forse, giocare rende giocondi…ma anche chi è giocondo sa giocare! Le etimologie delle parole rivelano i segreti essenziali della vita: giocondo è chi è lieto, addirittura felice! Giocare, dunque, è  l’azione che rende lieti, può regalare felicità!

Guai a prendersi gioco di chi si apre alla felicità. É un atto di tradimento profondo perché mortifica il “bambino” che si protegge nell’animo umano.

Dunque non servono “le regole del gioco” ma sono necessarie regole per garantire il gioco, per proteggere il giocondo.

La Su e Giù, lo sappiamo tutti, non è propriamente una gara sportiva…ma non é neppure una passeggiata qualsiasi: è un gioco. É la libertà a passo di bambini! Tutti “bambini”, adulti compresi! Bambini che si prendono le strade della città dove, per via del traffico, non si può giocare più. Bambini che si prendono il tempo che altrimenti sfuggirebbe tra lavoro, scadenze, frenesie. Bambini che si prendono il diritto di correre, di affannarsi, di sudare. Bambini che si guadagnano una pacca sulla spalla e una medaglia in un’epoca di competizioni senza gratificazioni. Bambini che, senza compromessi, giocano.

Be’, allora bisogna preservarlo quel gioco. Bisogna schivare le insidie e le tentazioni che provengono dal mondo adulto e malizioso e bisogna mettere al sicuro i “bambini” della Su e Giù, soprattutto se questi sono adulti.

Servono delle regole per garantire il gioco! Ad esempio: utilizzatelo tutto lo spazio del gioco, quello che si chiama percorso. Tagliare per le scorciatoie vuol dire rinunciare a degli spazi di libertà che nessuno potrà mai restituire. Abbreviare per arrivare prima vuol dire accorciare il tempo del gioco. É come ributtarsi freneticamente fuori dalla lietezza. É come sfuggire dalla ricerca della felicità.

Quasi quasi andrebbero premiati solo gli ultimi, quelli che se la sono goduta la Su e Giù. Quelli che l’hanno passeggiata, corsa, incoraggiata, sofferta. Attenzione!!! Non mi riferisco a quelli che col pettorale si fermano al bar, per carità: loro hanno rinunciato fin da subito al gioco. Hanno alzato il bicchiere dell’aperitivo come a mostrare un manifesto: “Non gioco più, me ne vado”. Aiutiamoli. Trasciniamoli sull’allegro sentiero della fanciullezza.

Questa lunga riflessione, suggerita a ciascuno di noi, può essere più efficace di qualsiasi regolamento. Quando tutti sapremo partecipare con lo spirito “bambino”, potremo non avere più bisogno dei controllori col timbro: adesso ci servono ancora per garantire a tutti una sana giornata di gioco!

Buona notte,

Stefano

 

Ciao Stefano,
come è tua caratteristica, hai saputo esprimere con parole appropriate quello che è esattamente il mio pensiero. Nicola avrebbe sottoscritto tutto! Non si è più abituati o, per lo meno, non si è mai stati educati a seguire le regole del gioco per puro divertimento. Ci si diverte, in una società di bulli, ad aggirarle. E tanto più se ne è capaci, tanto più ci si sente realizzati e quindi soddisfatti, … felici. Questo tuo pensiero è stato e deve continuare ad essere il motivo conduttore della nostra missione e, nello specifico, della Su e Giù. Senza eccessive pretese ed illusioni, dobbiamo insistere e chissà…

È uno sfogo ed un messaggio troppo bello per riservarlo a me soltanto. Direi di pubblicarlo integralmente, senza spostare o cancellare una sola lettera (a cominciare dal “Caro Roberto”),  sul nostro sito e, perché no, sulla nostra pagina (non so come dire) social.
Buona giornata.
Roberto