Così tanti non se ne erano mai visti alla Su e Giù.
Okay tanti, ma quanti di preciso?
Il popolo dei numeri esige una risposta. Cliccando sul tasto “=” della calcolatrice si aspetta di ricevere un valore esatto, freddo e rigoroso come il più gelido inverno.
La Su e Giù invece è una parentesi estiva nel grigiore autunnale e ai numeri vuole sostituire i colori e le voci di un numero indefinito di persone. È una festa popolare, e noi della Virtus ne quantifichiamo il successo non con l’esattezza di uno statistico dell’ISTAT, ma con la vaghezza del bambino che dice “Eravamo tantissimi oggi, nonna!!”
Quest’anno però è diverso: per la prima volta nella storia della manifestazione abbiamo esaurito il numero massimo di pettorali previsti e siamo stati costretti, nostro malgrado, a chiudere in anticipo le iscrizioni. E allora, ecco il numero tanto atteso: 4500 iscritti e circa 7500 partecipanti stimati lungo il percorso. Un numero freddo, rigoroso, eppure realistico e termometro di un evento radicato non solo nella società campobassana e molisana.
Come tutti i grandi eventi, la Su e Giù sa scatenare entusiasmi e accendere polemiche, che solitamente si estinguono in un fuoco di paglia. Ci sta. È di tutti la Su e Giù ed i complimenti, come le critiche, fanno parte del gioco ed aiutano a crescere.
Ma non è soltanto delle persone la Su e Giù; è anche una peculiarità territoriale, uno degli infiniti specchi in cui si riflette la società circostante.
Campobasso e tutto il Molise stanno vivendo un periodo di profonda crisi: l’emigrazione dei giovani è il campanello d’allarme che le autorità politiche fanno finta di non sentire. Sono varie le cause di tale fenomeno. Prima fra tutte l’esiguità di opportunità lavorative di livello conformi agli standard di preparazione raggiunti dai nostri giovani. Ma la crisi è anche e soprattutto culturale: pochi sono gli eventi alternativi alle abbuffate mangerecce. La cura per l’ambiente comune è bassissima e le nuove generazioni non si dimostrano più sensibili al tema dalle precedenti. Al termine della Su e Giù di domenica, ad esempio, le aiuole di Piazza del Municipio erano piene di rifiuti, ed i secchi semivuoti.
Il degrado culturale è la piaga della nostra terra e contrastarne lo slancio è la base da cui ripartire per tentare di risollevarne le sorti ed evitare l’inesorabile disfatta.
La Su e Giù, nel suo piccolo, vuole offrire un’alternativa alla consuetudine, uno spiraglio attraverso cui spiare un mondo diverso, stimolante, entusiasmante. Un mondo in cui il freddo e rigoroso numero lasci il posto all’indefinita bellezza di un momento di evasione collettiva, ad un evento culturale in cui il mediatore sia lo sport.
Auguriamo allora a Campobasso, al Molise ed a tutto il panorama nazionale dieci, cento, mille altre Su e Giù.
Francesco Palladino