28^ Su e Giù - 2001

2001 – Una corsa inutile e insostituibile

di Nicola Palladino

L’ho sentito dire infinite volte, quasi una melensa cantilena, ma non ci ho fatto il callo e continuo ad imbarazzarmi e ad indignarmi: lo sport è un’attività sterile, non finalizzata, gratuita, improduttiva, inconsistente. È una scelta senza profitti e senza dividendi. Dello stesso tipo della farina per i dolci: doppio zero.

Chi ragiona in questi termini tiene d’occhio solo gli aspetti contabili delle cose e precipita lo sport alla stregua di un fiore di campo, di un randagio, di una poesia. Splendidamente inutile, l’attività sportiva, sul piano dell’avere e della produttività, non sta né in cielo né in terra. È un’ipotesi umoristica. Bigiotteria.
A ben vedere, ho però il sospetto, che non sia la sola chiave di lettura possibile e che il fenomeno debba legittimamente smarcarsi dall’ ossessiva e riduttiva interpretazione econometrica. E mi servo per persuadere della stessa operazione che fa il cervello quando raddrizza l’immagine capovolta che gli viene dalla retina.
La qualità della vita passa anche attraverso fattori immateriali e si richiama a sentimenti e ad emozioni, a valori ed ideali, ad uno stile di vita più ricco di senso. Ad una grammatica dell’esistenza nella quale trovano posto altre chiamate e ad altre vocazioni, altri modi per sentirsi a proprio agio in questo mondo.
Altrimenti, in quale altro universo potremmo ospitare il don Chisciotte che è in noi, l’immaginazione e la leggerezza, la generosità che non chiede, il ricordo del giardino incantato della nostra infanzia, il rispetto di un corpo che abbiamo amato e che ancora amiamo, la gioia di vivere e la voglia di condividere? Dove rintracciare per i ragazzi ed i giovani un eguale strumento di emancipazione da qualsiasi forma di tutela e dipendenza, dalle paure e dalle montagne che ci crescono dentro?
Nessuna cultura è più aderente allo sforzo dell’evoluzione umana come quella sportiva.
Nessuna possiede un sistema di comunicazione così immediato, trasparente, efficace. E nessuna le è pari nel rispondere universalmente a quel bisogno di sacralità che coinvolge tutti e si esprime nel continuo volersi superare, trascendersi, andare oltre ogni limite. Lo sport è il luogo dell’essere e delle relazioni.
Investire nello sport rappresenta anche per gli adulti una irrinunciabile opportunità. È l’ultima tentazione per ricadere nel “vizio” del gioco, per mettere spazio fra sé e la routine, per potersi riconoscere al di là dei monotoni, quotidiani binari.
E perfino per innescare preziosi momenti di conoscenza e di ascolto dei propri figli ed avere elementi comuni su cui aprire e consolidare un dialogo continuamente a rischio di estinzione.
In questo quadro, va a pennello la Su e Giù. Alla sua ventottesima edizione trova ancora il suo motivo d’essere nella scelta partigiana di uno sport inutile e controcorrente. Rimane, infatti, una gara senza classifiche, senza podio, senza riconoscimenti speciali, senza etichette.
Mischia insieme senza pudore talenti e scartine, chirurghi e commercianti,
frati e spiriti laici, animali a due e a quattro zampe, la destra, il centro e la sinistra. Continua ad avere, però, una proposta singolare ed un fascino speciale:
ognuno può decidere in piena libertà, fuori dagli schemi, cosa fare e con chi andare.
Ognuno lungo la strada può inventarsi una storia, emozionarsi, lanciare una sfida, naufragare fra la gente, riprendersi qualcosa che aveva smarrito. E può insieme ad altre migliaia come lui, senza isterismi ma con limpidezza testimoniare di sentirsi orfano di sport e di averne, frattanto, una gran voglia.
Investano, dunque, nell’attività sportiva le Istituzioni! Lo fanno raramente o almeno non nella direzione di una pratica diffusa e offerta al più gran numero di persone.
Strabiche e a volte miopi, esse si rifugiano in operazioni di pura facciata e di sfrontato opportunismo, senza orientarsi decisamente verso quegli aspetti sociali che sono il cuore di ogni iniziativa che vuol far crescere una comunità. Quanto tempo ancora ci sarà da attendere per riconoscere che cultura ed educazione sono trama ed ordito del tessuto sportivo e che ogni intervento intelligente a suo favore ha ricadute straordinarie sulle persone e sul territorio?
Quando, altrettanto, farà la Scuola? Scarse le strutture, rari i docenti attrezzati, considerazione dell’attività motoria sotto le scarpe. Poche le attenuanti e molta la stima da riguadagnare.
Tanta la strada per recuperare credibilità. Non può più rimanere al palo.
Domenica si corre la Su e Giù e può per tutti essere un piccolo investimento nella Borsa delle scelte che non danno utili. Per iscriversi basterà un nome ed uno scampolo d’innocenza per sentirsi come ad una festa. Siete invitati e con voi almeno un vostro sogno.