Forza Nicola, destati: La su e Giù sta per partire: Chi suonerà il tamtam dell’entusiasmo! Chi scuoterà i bambini e gli adulti al torpore del ozio e dell’inattività? Chi libererà la loro fantasia e metterà le ali ai loro sogni?
Quanti palloncini, costipati di promesse, librati con i soffi dell’emozione, ti sono giunti? Tanti. Ma tanti ancora, sapessi, pieni di iniziative e propositi maldestramente inseriti, sono scoppiati in aria e ricaduti là dove si erano levati. Tu questo lo sapevi già. Tu che hai sempre anticipato gli eventi ed osservato la realtà con gli occhi disincantati di chi crede solo nelle promesse dei bambini, non ti sei affatto meravigliato. Hai dato sempre e solo credito a chi ha il cuore e lo sguardo limpido. A chi dà ad una stretta di mano valore notarile. A chi, come argomentava Oscar Wilde, non conosce il prezzo di ogni cosa, ma il loro insito valore.
I colori, quelli che tu hai sempre amato: quelli dell’arcobaleno, della bandiera della pace, dell’iride degli occhi, quelli della pelle degli indigeni di ogni singolo continente, quelli della nostra bandiera, fluttueranno lungo l’intero percorso e costituiranno il tema portante della 38^ Su e Giù. Centocinquant’anni fa, un gruppo di sognatori, come te, liberarono dal castigo la loro fantasia ed animarono l’idea romanzesca ed affascinante di un popolo, da sempre diviso e sottomesso, di dimorare sotto un unico vessillo. E così, nell’arco di un decennio, dietro la spinta di un esiguo numero di impavidi idealisti, fu tinteggiato di tricolore questa nostra terra. La Su e Giù di quest’anno non vuole solo rivitalizzarne la memoria storica, ma sottolinearne i valori intrinseci: quello della forza dell’unità, della tolleranza e dell’accoglienza. Quei valori che rendono grande una nazione. Quei valori che, con il tuo esempio ed il tuo stimolo, Nicola, hanno fatto della Virtus un modello tanto unico quanto raro. Una società che ha da sempre accolto, tra le proprie file, ragazzi e gente di ogni dove, senza distinzione alcuna di fede, di bandiera o ceto. Un gruppo sportivo che ha da sempre organizzato ed allenato la speranza con progetti e risorse, senza arretrare davanti alle difficolta, ne aspettando il traguardo, ma, come l’atleta, andandogli incontro.
Forza Nicola; destati! Continua a stare tra noi. Possiamo comunicare anche senza vederci perché, in realtà vediamo bene solo con il cuore. Torna a scrollare questi nostri giovani dall’apatia e dall’intolleranza. Che ognuno punti al proprio traguardo. Perché, come dicevi tu, non si può cingere la speranza con braccia troppo corte, con rassegnazione o tacendo il palo delle proprie sventure, ma diventando protagonisti del presente.
La notte della vigilia le stelle, come tante lanterne, punteggeranno il buio e, nell’attesa che l’alba consegni il giorno della 38^ Su e Giù ai partecipanti, ciascuno inseguirà insonne il suo sogno.
Forza Nicola, destati! Fa che i sorrisi dei bambini e della gente tutta, a migliaia, possano, ancora una volta, riscaldare l’aria ed avere lo stesso sguardo dolce e tranquillo del sognatore. Fa che
il vento raduni le foglie, che in autunno sono più belle dei fiori, e le sparga lungo il percorso. Fa che il pittore possa appropriarsi di tutti i colori della 38^ Su e Giù e vivacizzare la tavolozza della solidarietà, della partecipazione, della convivenza.
Roberto Palladino
ATLETICA LEGGERA CAMPOBASSO.
II Vento accarezza le cime degli alberi con la delicatezza delle tue dita e le foglie assumono le sfumature dei tuoi occhi. E’ palpabile la tua presenza.
Ti cerco nello sguardo dei bambini e nei sorrisi degli adulti, ai piedi del monumento e lungo il percorso. Lo sparo libera la mia mente impaziente sul corso Vittorio Emanuele e mi proietta verso via Veneto e quindi via Mazzini.
Ti cerco lungo la discesa del castello Monforte di cui tante volte, nei duri allenamenti invernali, te ne sei servito per prepararci agli impegni agonistici.
Ti inseguo, con le gambe gonfie di fatica e la determinazione nel cuore, per contrada Macchie, abbellita con palloncini gialli e blu e costeggio quel campo di atletica leggera, ancora indegno di portare il tuo nome. Attraverso La Foce, antica e tradizionale meta di festose scampagnate dove fiaschi di vino passavano di mano in mano ad innaffiare generosi panini ripieni, supero Fossato Cupo e, finalmente, accedo nel
centro storico. E li sento di averti raggiunto. Già ti vedo, accogliente e rassicurante, su quelle scale assolate che le nostre nonne hanno consumato per raggiungere Fontana Nuova e fare la spola con il quartaro dei panni sulla testa. Mi rinfranchi. Mi ricordi che la corsa è metafora della vita, che la bellezza del lasciarsi andare in discesa. è apprezzata solo se si conosce lo sforzo della salita. Che i “su” e i “giù” si alternano e compensano continuamente.
Non sento la fatica sulle rampe di via Pennino e di Salita Santa Maria Maggiore.
Assaporo l’aroma di piazza dell’Olmo, l’austerità di Fondaco della Farina e la vivacità di Piazzetta Palombo. Sono sopraffatta dall’orgoglio quando, stringendo la tua mano, entro in piazza Municipio e, tagliando il traguardo, indosso la splendida medaglia disegnata per l’occasione dal superbo artista molisano, Domenico Fratianni.
Certo, avresti raccontato di questa edizione, patrocinata dall’Assessorato
allo Sport della Regione Molise e dal Comune e dalla Provincia di Campobasso, come nessuno.
Della unificazione di tanti popoli dietro un’unica bandiera. Avresti narrato con maestria la favola dei Mille e rivelato di tutti i protagonisti. Avresti ricamato, con parole cariche di poesia, il tricolore ed esaltato l’accoglienza e l’integrazione. Avresti testimoniato di come la Su e Giù realizzi appieno i concetti di unità e partecipazione e dimostrato come sia possibile condividere spazi e luoghi comuni.
Avresti evidenziato come la diversità sia fonte di crescita e come apporti completezza all’Unità.
Laura Palladino