1998 – Grande festa alla Su e Giù con oltre cinquemila partecipanti in gara – Hanno vinto i bambini – un bel sole alleato con gli organizzatori della Virtus
Alle sei del mattino piove.
Un’ora più tardi un bagliore accecante fora le nubi. Alle nove il vento spazza le nubi e viene fuori un cielo azzurrino.
La Virtus ha vinto ancora. La sua tenacia è stata premiata. Hanno un angelo, forse un arcangelo a proteggerli i virtussini, che continuano imperterriti ad organizzare la corsa in rosa per metà novembre.
Il sindaco Massa sale sulla piccola collina di aiuola che cinge il monumento ai caduti. È emozionato anche lui con la pistola in mano dello starter.
Ai suoi piedi diecimila gambe, cinquemila cuori, mille emozioni. La Su e Giù è un coacervo di fremiti e di emozioni, in cui tutti sono protagonisti, nessuno escluso. Il successo al di la delle sigle, degli slogan e delle frasi ad effetto risiede proprio in questo.
Venticinque sono le edizioni sin qui realizzate. Andando a memoria ricordiamo solo intorno agli anni settanta una giornata peregrina con una pioggia assassina a flagellare le misere figure infreddolite intente a scalare la salita dei monti. La Su e Giù (da qui il nome) nasce proprio dal desiderio di chi l’ha ideata di far salire e scendere i partecipanti: dal centro murattiano sino ai piedi del castello Monforte. Poi le pretese si sono allargate e la Su e Giù è diventata la corsa podistica della città, non del
centro storico.
1998 – Lassù qualcuno ci ama perciò corriamo sempre col sole
5.400 partecipanti, 400 addetti, 24 q.li di pasta, 2000 litri di thé, 500 litri di vino, 5000 caramelle
Un giorno si proclamò un eretico dello sport. E quella sua definizione fece tremare anche i potenti. Dello sport innanzitutto.
Anche quelli del Palazzo alzarono le antenne di fronte ad una definizione così forte, che inviava messaggi incisivi a tutto l’ambiente. Quando arriva la Su e Giù però, Nicola Palladino si ammorbidisce, sembra un duro che si scioglie in bocca.
Ripete da sempre che la Virtus non è solo ma anche la Su e Giù.
Ma nonostante i suoi slogan e i molteplici anatemi va a finire che la gente confonda sempre il gruppo sportivo con la manifestazione più popolare della regione.
Eccolo Nicola Palladino, stende il bilancio sulla corsa che domenica ha compiuto i venticinque anni.
Professore Palladino in quanti sono stati quelli che hanno preso parte anche alla prima edizione?
“Difficile dirlo, ma sicuramente tanti. Vado a memoria, senza nè calcoli, nè tantomeno computer. Ma fidandomi delle fisionomie, delle facce che son cambiate nel corso di un quarto di secolo, dei ricordi” Restiamo ai numeri: quanti i partecipanti?
“Sono stati 4.700 gli iscritti, almeno cinquecento in più i partecipanti”
Spiegaci l’arcano.
“È un classico della Su e Giù che siano in tanti a inserirsi nella pancia del gruppo senza essere passati da Giocagiò per l’iscrizione. Fa parte della tradizione, del corredo cromosomico della gara”.
Avevate dedicato la giornata ai bambini, quanti ne sono venuti?
“Tantissimi, un sessantacinque per cento dei partecipanti, un successo”
E quanti gli addetti all’organizzazione?
“Sul percorso si sono disposti ben quattrocento persone tra ragazzi, ragazze, familiari e semplici amici della Virtus, una specie di ‘catena di Sant’Antonio’
Cani, cavalli, persino un micio.
Fa parte del copione. Ogni anno si ripetono scene antiche, che non stancano mai, son sempre fresche e gradite. Sembra di essere a Broadway dove una commedia la replicano anche per un anno intero, e tutte le sere c’è il pienone”
Palladino, snoccioliamo altri numeri.
“Abbiamo distribuito cinquecento litri di vino, duemila litri di the, ventiquattro quintali di pasta, oltre cinquemila caramelle, i produttori molisani ci sono stati vicini, come sempre”
Chi ha sgobbato di più?
“Un po’ tutti, anche se una citazione particolare ed un grazie tutto d’oro lo meritano i ragazzi del calcio. Dieci di loro, la notte precedente la gara, hanno dormito all’addiaccio per sorvegliare merce ed apparati”.
C’è una storia che merita di essere raccontata a parte?
“Si. Ed è quella di una ragazza cieca, che è arrivata al traguardo fuori tempo massimo. Nei prossimi giorni vorrei raccontarvi su queste pagine questa storia delicata”
La Su e Giù ha alleati importanti: ogni anno esce sempre il sole, o perlomeno non piove.
“Vengono premiate la nostra fede, la nostra costanza, la volontà di esserci a tutti i costi. Lassù qualcuno ci ama”.
E quaggiù?
“Anche. Un successo di così ampie proporzioni lo si può registrare nel tempo solo se la gente è con te, se capisce che la Su e Giù non è della Virtus, perché la nostra è la festa dello sport, della gente comune, non solo della nostra numerosa famiglia”.
C’è una cosa che ti ha adombrato?
“Sinceramente no. Ero troppo felice per la bella giornata di sole, che non ho avuto il tempo per arrabbiarmi coi vigili, che un quarto d’ora prima della partenza ancora non facevano rimuovere le transenne di piazza Prefettura”.
Ti strappiamo una cattiveria per la chiusura?
“Quando c’è la Su e Giù sono un buonista. Per i miei strali c’è sempre tempo. Gli eretici, del resto, sono fuori schema e allora ti detteranno altri titoli ad effetto”.
Gennaro Ventresca