di Gennaro Ventresca
Come prima, meglio di prima. Alla faccia dei temporali e delle giornate tristi del novembre piovoso. Alla Virtus ancora una volta hanno avuto sulla loro testa lo stellone acceso. Pochi ricordano giornate infami ad accompagnare la corsa di una domenica di metà novembre.
Noi che le abbiamo seguite tutte le edizioni de la Su e Giù ne ricordiamo una, tra le prime, che le vale tutto! A quei tempi (eravamo molto più giovani) la Su e Giù si arrampicava coi suoi protagonisti sui monti e da li discendeva verso il centro murattiano. Piovve in una di quelle edizioni, cosi forte che al traguardo arrivarono in pochi. Ma nonostante quella debacle alla Virtus non hanno voluto saperne di spostare la data. È bastato che si rivolgessero al loro santo protettore, e così è stato tutto più semplice.
Eccola la Su e Giù, fascinosa e fresca coi suoi ventisette anni.
Che sono tanti e pochi al tempo stesso. Sono un’enormità in una regione come il Molise che vive esperienze di un giorno, pochi se si pensa al cammino che questa gara dovrà ancora percorrere nel corso degli anni.
Sciccosa e frizzante la gara è durata non solo il tempo che c’è voluto per arrivare, con la bava alla bocca, sino al traguardo. È iniziata molto prima delle ore 9,30 di ieri, mattina, quando il sindaco di Campobasso ha esploso il colpo del via, alla partenza situata in viale Elena e non già sotto il monumento dei caduti come in passato. Una variazione imposta dai lavori al corso della città, che nel lato di fronte ai negozi è interessato al rifacimento dell’ultimo marciapiedi. Bisogna essere andati nelle case abitate da bambini per afferrare sino in fondo il senso della manifestazione, comprenderne il significato più intimo, esplorarne l’anima.
Tute, cappellini, numeri, voci e suoni per un happening di seimila persone, oltre ad un piccolo esercito di organizzatori, guidati dai fratelli Palladino, due totem della Virtus, della Su e Giù, dello sport campobassano.
Chi abbia vinto al traguardo della mezza maratona poca conta. Per una volta, più che una classifica c’è un elenco di nomi, che serve per far statistica non per mettere in fila i più bravi, che meritano un elogio né più e né meno di quel signore coi baffoni spioventi che asciugandosi con una tovaglia di spugna rosa il sudore, s’è voluto portare, coi suoi cento chili, sino al traguardo che la fatica gli ha fatto apparire tanto lontano.
Sono, in entrambi i casi, scelte non facili. Nel primo, per infiniti motivi, non ultimo lo scarso appeal di gran parte dei concorrenti, a corto di idee e sempre pronta a cambiarle. Nel secondo, perché è fatica da salmoni risalire controcorrente le rapide del modello sportivo dominante, sponsorizzato dagli ascolti televisivi, dalle pagine dopate della stampa monocola e dalla diffusa brevimiranza delle Istituzioni. Sull’uno e sull’altro fronte ci sarà da sudare!
Nicola Palladino